Roma Antica Museo Archeologico di Napoli Collezione Farnese Piano Terra gruppo I
Afrodite ed Eros Gruppo statuario databile metà del
II sec. d.C., inv. 6293. La statua, che rappresenta la dea Afrodite accovacciata,
deriva da un originale creato dallo scultore Doidalsas per Nicomede II, sovrano
della Bitinia, e poi trasportato a Roma. Il viso della dea, tondeggiante, é incorniciato
da una elaborata pettinatura, parzialmente integrata dall'Albacini. Eros è un paffuto
amorino con un viso dai tratti delicati e lunghi boccoli.
Toro Farnese Gruppo in marmo greco, di ingenti proporzioni (alt. m 3,70; base quadrangolare di m 2,95 per lato) e ricavato da un unico blocco, trovato in Roma, nelle Terme di Caracalla nel 1546 , sotto il pontificato di Paolo III Farnese, rappresenta il supplizio di Dirce, legata ad un toro inferocito da Anfione e Zeto come punizione per le angherie ripetutamente inflitte alla loro madre, Antiope. Al centro campeggia l'immagine del toro, enorme ed imbizzarrito, trattenuto per le corna da uno dei due fratelli, mentre l'altro tiene la fune con la quale la sventurata sarà ancorata all'animale; ai piedi del gruppo centrale, a destra un cane ed un pastore osservano la scena, mentre alle spalle emerge la figura di Antiope, stante, con il tirso in mano. Già ritenuto un originale greco (Winckelmann) fu presto riconosciuto come la copia di età antonina, e destinata alle terme di Caracalla (211-217 d. C.), la scultura fu opera di due artisti di Rodi, Apollonio e Taurisco, attivi intorno alla metà del I sec. a. C., descritta da Plinio e il testo è conservato a Roma nella collezione di Asinio Pollione. Il gruppo è alterato da numerosi restauri di cui alcuni anche antichi; ma la maggior parte di essi risalgono al sec. XVI ed hanno attribuzioni contrastanti. inv. 6002.
Afrodite accovacciata databile metà I sec. d.C., inv. 6297. Nella religione greca Afrodite era la dea dell'amore, della bellezza, e della fertilità; per i romani era Venere.
Trapezoforo databile prima metà del II sec. d.C., inv.
6672. Trapezoforo, supporto di tavola con figure di Scilla e Cariddi spaventosi
mostri marini menzionati nel canto XII dell'Odissea di Omero, in cui si narra che
Ulisse preferì affrontare Scilla, per paura di perdere la nave passando vicino al
gorgo.