Regio IX Circus Flaminius Teatro di Pompeo

Fu il primo teatro stabile (theatrum marmoreum) di Roma, nonché il più grande della città, fatto erigere da Pompeo tra il 61 e il 55 a.C. Il generale romano fece costruire dapprima il Tempio di Venere Vincitrice, che era sulla sommità della cavea; così da aggirare i divieti censori, che avevano fino ad allora impedito la costruzione di un teatro in muratura in Roma, sostenendo che la cavea era solo una gradinata davanti al Tempio di Venere Vincitrice. In alcune lettere del 55 a.C. Cicerone ricorda i sontuosi giochi per l'inaugurazione del Teatro di Pompeo, che si tennero probabilmente il 29 settembre, giorno dell’anniversario di Pompeo. Fu restaurato da Augusto nel 32 a.C., da Domiziano dopo l'incendio dell'80 e da Diocleziano; la cavea aveva un diametro di 160 me poteva contenere fino a 17.580 spettatori; il portico dietro la scena di dimensioni eccezionali: circa 180 x 135 m. Sul lato opposto al teatro, di fronte a questo, si apriva una grande struttura rettangolare, con una statua di Pompeo, utilizzata come Curia per le riunioni del Senato. Fu in questa curia che Giulio Cesare adunò il senato in quelle famose Idi di Marzo e fu ucciso ai piedi della statua di Pompeo in seguito alla congiura diretta da Bruto e Cassio. Nel VI secolo Cassiodoro, cancelliere romano del re goto Teodorico, ricordava con parole piene di ammirazione il Teatro di Pompeo, ricco di marmi, sculture ed affreschi, con "caverne coperte a volta con pietre pendenti collegate in forme bellissime...", arricchito da un monumentale porticato con colonne di granito che si stendeva fino a largo Argentina. Dal XII secolo le ricche famiglie patrizie s'inserirono nell'amministrazione cittadina e nella giurisdizione dei singoli rioni, così gli Orsini occuparono il Monte Giordano ed il Teatro di Pompeo. Il teatro fu allora completamente inglobato nel tessuto edilizio ed i suoi fornici, murati all'esterno, furono occupati da magazzini, case e negozi, in linea con una situazione di riuso tramandatasi fino ad oggi. Divenuto una monumentale cava a cielo aperto, il teatro fornì marmi e materiali per le costruzioni circostanti. Nella scena erano collocate grandi statue di Muse con Apollo, da riconoscere in cinque enormi sculture (alte 4 m, ora conservate al Louvre, al Museo Nazionale di Napoli e nel cortile del Palazzo Borghese).

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