Roma Antica Scavi di Pompei Regio VIII numero di mappa 17 Tempio di Iside

Il tempio risale all'età sannitica (II secolo a.C.). È uno dei santuari isiaci meglio conservati del mondo antico. Fu tra i pochi edifici pubblici a essere stato totalmente restaurato dai danni del terremoto del 62 d.C. L'intera struttura fu ricostruita per volere di Numerio Popidio Ampliato, attribuendone il merito al figlio Celsino di appena sei anni , per avviarlo ad una futura carriera politica come spiega un'iscrizione sulla porta d'ingresso al tempio: «Numerius Popidius Celsinus, figlio di Numerius, ricostruì interamente, a sue spese, il tempio di Iside crollato per il terremoto. Per questa sua munificenza i decurioni, pur avendo egli solo sei anni, lo aggregarono al loro consesso senza alcun onere». Il culto antichissimo della dea egizia, si diffuse in tutto il Mediterraneo a partire dal III secolo a.C. per il suo messaggio di speranza in una vita oltre la morte. Secondo il mito, infatti, Iside recuperò il corpo dello sposo Osiride, ucciso da Seth, e gli ridiede la vita. Su un alto podio sorge la cella dedicata alla dea Iside, al centro del cortile nell'area sacra nello spazio antistante l’altare, si trovano la fossa per le offerte e un piccolo edificio (purgatorium) al cui interno una scala porta al bacino cui attingere l’acqua, che si diceva provenisse direttamente dal Nilo. Nel tempio furono ritrovati diversi oggetti di culto attualmente esposti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, insieme alle decorazioni che furono staccate dalla loro sede originaria.

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