Era un’immagine sacra che ornava le mura di Roma lì dove si affacciavano sulle acque del Tevere all’altezza di via della Penna, un’immagine della Vergine che teneramente stringeva una manina del Bambino Gesù contro il suo cuore. Con la sua presenza e il suo perenne lumino acceso proteggeva la gente semplice che alla fine del Quattrocento frequentava il Fiume per le tante attività ad esso connesse. Qui era il porto della legna, qui transitavano i barconi carichi di vino, d’olio e di derrate alimentari provenienti dalla Sabina e diretti al porto di Ripetta lì vicino, qui si riunivano le lavandaie, come le prostitute, i pellegrini che provenivano dal Nord come gli artisti e gli avventurieri. Qui nell’ottobre del 1525, un bambino di sette anni cadde nel Fiume e la corrente lo portò via. La madre disperata rivolse lo sguardo all'immagine sacra e qualcuno riuscì a salvare il bambino. La notizia del miracolo si diffuse immediatamente in città e l’immagine sacra cominciò ad essere oggetto di culto. Per proteggerla dalle intemperie e dalla furia della piena del Tevere, in quello stesso anno fu costruita una cappella addossata alle stesse mura. Nella cappella al cento mostra un ampio altorilievo, autore il francese Pietro Le Gros, che raffigura 'S. Francesco di Paola e gli infermi (datato inizi del '700).