Palazzi di Roma Palazzo Altemps Museo Nazionale Romano

Il palazzo Altemps sorge in un'area che in antico era occupata dalle officine per la lavorazione del marmo, probabilmente in prossimità di un tempio dedicato ad Apollo. Nel medioevo la via dei Soldati coincide con un cammino di ronda lungo un sistema fortificato che divide il dominio Orsini da quello Colonna, due famiglie che si spartiscono il controllo della città al punto che il Papa è costretto per quieto vivere, a sdoppiare alcune cariche per far contenti entrambi. Palazzo Altemps è uno dei principali nuclei architettonici dello storico rione Ponte, ossia di quella parte della città nota come "quartiere del Rinascimento", dopo che gli interventi promossi da papa Sisto IV (1471-1484) per il grande Giubileo del 1475 ne avevano mutato l'aspetto, da medievale a rinascimentale. Il palazzo sorge in via di S. Apollinare n. 8 (Rione V, Ponte). La costruzione dell'edificio, in cui furono inglobate alcune abitazioni medievali, fu promossa prima del 1480 dal conte Girolamo Riario appartenente al ramo napoletano di una nobile famiglia originaria di Savona, nipote di Sisto IV e generale di S. Romana Chiesa. Dopo la morte del pontefice il palazzo fu saccheggiato e rimase inabitato fino alla metà del Cinquecento. Lo ereditò il figlio di Girolamo, Ottavio Riario Sforza, che aggiunse al suo cognome anche quello della madre Caterina, figlia naturale di Francesco Sforza, duca di Milano. Intorno al 1520 il palazzo venne acquistato dal cardinale Francesco Soderini che ne fece dipingere la facciata da Polidoro Caldara, detto Polidoro da Caravaggio e da Maturino da Firenze. I suoi nipoti, nel 1568, vendettero il palazzo al cardinale Marco Sittico Altemps, figlio di un nobile tedesco, Wolfang Altemps, e di Chiara Medici, sorella di Pio IV. L' Altemps dette incarico a Martino Longhi il Vecchio, Flamino Ponzio e Francesco da Volterra, che ridisegnarono la planimetria del palazzo e realizzarono la splendida altana su cui svetta l'ariete rampante, simbolo degli Altemps. Gli Altemps tennero il palazzo per circa tre secoli finché, nell'Ottocento, fu comprato dalla Santa Sede. Successivamente fu acquistato dallo stato Italiano e attualmente appartiene alla Soprintendenza Archeologica.

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