La basilica è soprannominata Eudossiana perché fu
edificata da Eudossia, Licinia (422-70), sposa dell'imperatore romano
d'Occidente Valentiniano III, e figlia di Eudocia Augusta (402-60) e Teodosio
II, imperatore d'Oriente. Secondo una tradizione l'imperatrice Eudocia durante
un viaggio a Gerusalemme avrebbe avuto in dono dai cristiani di quella città le
catene che avevano avvinto San Pietro durante la prigionia per ordine di Erode
e lei le avrebbe mandate alla figlia Eudossia, che le avrebbe portate al papa
San Leone Magno. Questi mostrò a Eudossia le catene che avevano tenuto
prigioniero San Pietro nel Carcere Mamertino e le due catene, venute a
contatto, si fusero miracolosamente in una catena unica. In memoria di questo
evento fu fondata la basilica, consacrata da Sisto III nel 493 e ristrutturata
a metà del Quattrocento da Sisto IV e quindi ai primi del Cinquecento da Giulio
II, e restaurata infine nel Settecento e a metà dell'Ottocento. Scavi condotti
nel 1956-59 nel sottosuolo della basilica, vi si accede mediante una scala sul
lato destro del portico, hanno accertato l'esistenza di una domus del secolo
III con aula absidata, sostituita nel IV da una basilica dedicata agli
apostoli. L’elegante portico, attribuito da Giorgio Vasari a Baccio Pontelli ma
forse opera di Meo del Caprino, è costituito da cinque arcate su pilastri
ottagonali in pietra che si innalzano da un'ampia scalinata che nasconde la
facciata della basilica, sui capitelli è posto lo stemma Della Rovere. La
cancellata che lo chiude risale al tempo di Clemente XI. Sulla sinistra è la
Canonica di fine '400, restaurata nel 1861. Il chiostro del primo '500 ormai
non più in uso al convento della vicina basilica ma in dotazione alla facoltà
d'Ingegneria, può essere visitato passando da questo ingresso.
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