Villa Adriana si estende per circa 120 ettari, oggi solo 40 sono visitabili; occupa un pianoro alle pendici dei Monti Tiburtini, fu costruita per volontà dell’imperatore Adriano, che ne curò direttamente la supervisione, fra il 118 e il 134, come indicano i bolli di fabbricazione impressi sui mattoni. L’imperatore volle riprodurre al suo interno in scala i luoghi e gli edifici che più avevano colpito la sua fantasia durante i viaggi in giro per il mondo allora conosciuto. Fece riprodurre con i loro nomi i luoghi più celebri delle province dell'impero, come il Liceo, l'Accademia, il Pritaneo, la città di Canopo, il Pecile e la valle di Tempe; e per non tralasciare proprio nulla, vi fece raffigurare anche gli inferi. Adriano non godette a lungo i piaceri della villa, mori a Baia il 10 luglio 138. I suoi successori gli Antonini continuarono a frequentare la villa come loro residenza estiva. Continuò ad essere abitata fino alla tarda antichità, fu saccheggiata dal re degli Ostrogoti Totila nel 544 circa, conobbe lunghi secoli di oblio, nel medioevo fu usata come terreno agricolo e come cava di mattoni e di marmi per la vicina città di Tivoli, importante sede vescovile. Alla fine del Quattrocento, lo storico Biondo Flavio la identificò nuovamente come la Villa dell’Imperatore Adriano di cui parlava l’Historia Augusta, e nello stesso periodo Papa Alessandro VI Borgia promosse i primi scavi all’Odeon, durante i quali vennero scoperte le statue di Muse sedute, attualmente esposte al Museo del Prado di Madrid. I primi scavi su vasta scala risalgono a metà del Cinquecento, e furono patrocinati da Ippolito II d'Este, figlio di Lucrezia Borgia, a quel tempo Governatore di Tivoli. In questo periodo divenne una consuetudine recarsi a scavare nella villa alla ricerca di statue e mosaici che erano molto ambiti da pontefici, cardinali e collezionisti romani ed europei. Nel Seicento a villa Adriana operarono una miriade di piccoli scavatori privati, fu particolarmente attiva la famiglia Bulgarini, ancor oggi proprietaria dell'Accademia nella parte alta della Villa. Nel corso del Settecento, villa Adriana divenne in gran parte proprietà del conte Fede, che fece piantare i meravigliosi cipressi che si vedono ancor oggi e scavò attivamente alla ricerca di nuove statue per la sua collezione, poi dispersa alla sua morte. In questo periodo numerosi nobiluomini europei che si recavano in Italia durante il Grand Tour, erano disposti a tutto pur di esibire nelle loro dimore statue o vasi provenienti dalla Villa. Solo a fine Ottocento, dopo vari passaggi di proprietà e frazionamenti, Villa Adriana fu in parte acquistata dal Regno d'Italia, che vi iniziò i primi lavori di restauro. Dal 1999 è entrata a far parte del patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
Pecile N. 2 | |||
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