La cappella Sistina fu eretta da Giovannino de' Dolci (1475-81) su disegno di Baccio Pontelli per volere di papa Sisto IV della Rovere, inglobando le strutture della preesistente Cappella Pontificia; è un ambiente rettangolare di m 40.5 x 13.2, alto 20.7, illuminato da sei grandi finestre centinate su ciascuno dei lati lunghi e coperto da una volta a botte ribassata. Il pavimento è di stile cosmatesco. Una transenna marmorea, opera di Mino da Fiesole, divide la cappella in due parti disuguali: la parte maggiore è il presbiterio; la minore, è la navata; la volta dipinta a cielo stellato da Pier Matteo d'Amelia. Cappella fu inaugurata il 15 agosto 1483, festa dell'Assunta, alla quale venne dedicata. Nel 1504 gravi problemi di statica, dovuti al drenaggio sotterraneo dell'acqua, resero necessari lavori di consolidamento; Papa Giulio II della Rovere fece inserire catene di ferro sia sopra la volta principale sia negli ambienti inferiori, fu necessario fare le tamponature che compromisero la vecchia decorazione. Fu indispensabile affrescare di nuovo la cappella. L'idea di far rifare la decorazione della volta a Michelangelo Buonarroti dovette venire a papa Giulio II nell'aprile del 1506, ma presto il progetto fu sospeso. Successivamente Papa Clemente VII diede l’incarico a Michelangelo di affrescare la Cappella Sistina con il Giudizio Universale, seguendone personalmente i lavori. Nel 1534 alla morte di Clemente VII il nuovo papa Paolo III Farnese rinnovò l’incarico a Michelangelo per proseguire il Giudizio Universale. Nel giugno 1535 l'artista fece montare i ponteggi. La parete fu rivestita di uno strato di mattoni, con maggiore spessore in alto e minore in basso, in modo che la superficie risultasse leggermente inclinata, probabilmente per ragioni di migliore visibilità piuttosto che per evitare il deposito delle polveri. L'esecuzione cominciò circa un anno dopo, dalle lunette; la parte superiore fu terminata nel dicembre 1540 e l'intera parete fu svelata il 31 ottobre 1541 per la celebrazione dei Vespri alla vigilia d'Ognissanti. La parete del Giudizio si presenta come un'unica grande architettura composta da varie parti tra loro collegate. In alto sono gli angeli con i simboli della Passione, sotto Cristo Giudice con Maria Vergine attorniati dalle schiere dei beati e dei santi. Nella fascia mediana, al centro gli angeli con le trombe del Giudizio; ai lati i giusti che salgono verso il cielo e i dannati ricacciati agli inferi. Infine, nella fascia pin bassa, la resurrezione dei corpi e i dannati condotti all'Inferno. Nel gennaio 1564, un mese prima della morte di Michelangelo, il Concilio di Trento approvò la richiesta, da più parti sollecitata, di censurare le nudità del Giudizio. Dell'operazione fu incaricato Daniele da Volterra, allievo dell'artista, il quale però mori due anni dopo, avendo realizzato solo una parte dei "braghettoni", come vennero chiamate le aggiunte. Altri interventi censori seguirono negli anni successivi, alternati a interventi di manutenzione e di restauro. Tuttavia i fumi delle candele e le colle date per tentare di aumentare la luminosità dell'affresco finirono col formare un velo scuro di sporco che ne impediva la piena leggibilità. L’intervento di restauro del 1990-1994 ha permesso di recuperare la nitidezza dei colori, il vigore delle forme, la definizione dei particolari e l'unita complessiva dell'opera.
La volta Separazione della luce | |||
Giudizio Universale lato Dx bas. |